“UN VIAGGIO DIVERSO UNA UGUALE MEMORIA”
Memoriali di Mauthausen, Gusen, Castello di Hartheim
DAL 22 AL 25 MARZO 2024
Premessa
L’impegno del Comitato “In treno per la memoria” di fronte a giovani e comunità
La libertà e la dignità̀ di tutte le persone e la solidarietà̀ tra donne e uomini di diversa provenienza culturale e di differente condizione sociale sono per le Organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL valori fondanti del proprio essere e del proprio agire; per queste ragioni hanno costituito il Comitato “in Treno per la Memoria” deputato a proporre a studenti, docenti, delegati sindacali e lavoratori di interrogarsi e fare ricerca sul sistema concentrazionario novecentesco.
Il sistema concentrazionario fa parte della complessa storia della costruzione dell’identità̀ europea, non é un corpo estraneo ai processi di modernizzazione, riguarda tutti noi e ci riguarda ancora oggi. Come sia stato possibile che questo sistema criminale sia scaturito al centro dell’Europa orgogliosa degli sviluppi della tecnica, della scienza e della razionalità è ancora oggi una domanda ineludibile.
Nel nostro tempo, tuttavia, fare ricerca e didattica della storia sul tema del sistema concentrazionario comporta aver chiari e non eludere i cambiamenti radicali avvenuti negli ultimi decenni sia sul piano geopolitico che nella battaglia delle idee per l’egemonia culturale ed ideologica.
Approssimando alcune fasi periodizzanti, dal 1945 al 1989, la Resistenza europea e i valori della cultura antifascista e antinazista hanno mantenuto centralità, nonostante la guerra fredda, come radice della rifondazione democratica del continente, insieme alla condanna della Germania nazista come unica responsabile dello sterminio.
Dopo il 1989, la Shoah che era il perno della memoria collettiva europea, organizzata sulla centralità delle vittime, ha subito l’emersione/esplosione di memorie divise e conflittuali; si pensi a quelle dei paesi dell’Europa centro orientale, che rivendicano l’equiparazione tra il totalitarismo nazista e quello sovietico, o a quelle di quei gruppi la cui esperienza non si identificava o non coincideva con il senso comune antinazista e antifascista dei vincitori della Seconda guerra mondiale. Soprattutto dagli anni 2000, una sorta di populismo storico nazionalista ha condotto all’equiparazione e a volte al rovesciamento dei ruoli sia delle vittime che delle parti in campo durante la guerra (fascisti e antifascisti, nazisti e antinazisti).
Di fronte ad un mondo globalizzato e tendenzialmente multipolare, non si tratta solo di decolonizzare la visione eurocentrica, ma anche di provincializzare l’Europa occidentale, per non riprodurre gerarchie e stigmatizzazioni, sapendo che forgiare una memoria collettiva comune non sembra né possibile né desiderabile. E’ piuttosto necessario esplorare le differenti memorie e dotarsi della capacità di farle dialogare. Ripensare il passato inoltre non può eludere il nodo di una più generale responsabilità europea e, per quel che ci riguarda come paese, italiana: colonialismo e imperialismo parlano di Europa e Italia. Non ci sono solo differenti memorie europee, ma ci sono persone che vivono e lavorano in Europa portatrici di memorie ed esperienze tragiche in cui gli stati europei hanno avuto un ruolo oppressivo e in alcuni casi criminale.
Sul piano della metodologia della ricerca, la capillarità e la diffusione sulla rete di siti e social network hanno consentito ad un largo pubblico l’accesso ad una mole di documenti e testimonianze multimediali, inedita o pressoché inaccessibile finora. A volte questo fenomeno ha prodotto uno scollamento tra la ricerca storiografica, sottoposta al rigore critico disciplinare, e la produzione memoriale, finendo per rendere alla testimonianza un valore in sé, verità a prescindere dal vaglio critico. Dentro questa faglia si colloca un uso politico della storia che distorce il senso degli eventi, mettendo i medesimi, decontestualizzati e manipolati, al servizio del controllo selettivo della memoria con l’intento di governare il presente.
Come continuare allora con efficacia e credibilità la ricerca sul fenomeno del concentrazionismo?
Riflettendo e facendo tesoro dei mutamenti degli scenari e dei soggetti attivi in questo processo, di cui si è cercato di dare limitati cenni. Allargando gli orizzonti e approfondendo l’analisi, attraversando con coraggio territori inesplorati o in ombra.
Il Comitato “In Treno per la Memoria” ha ritenuto utile e necessario progettare un programma pluriennale di ricerca che, passo dopo passo, con un approccio guidato dal rigore dell’analisi storiografica, si concentri su temi rimasti ai margini, o sui quali la battaglia delle idee per la costruzione del senso comune è più accesa.
IL PROGETTO 2023/24
Mauthasuen-Gusen-Hartheim: le ragioni di un viaggio
A ottant’anni dagli scioperi del marzo 1944 proporre un viaggio della memoria a Mauthausen, Gusen, Hartheim significa ritornare su quel cruciale momento della storia del nostro paese per costruire una memoria consapevole tra le nuove generazioni.
All’indomani dello sciopero, il 9 marzo 1944, il New York Times osservava: “in fatto di dimostrazioni di massa non è avvenuto niente nell’Europa occupata che si possa paragonare con la rivolta degli operai italiani”. Fu il primo atto di insubordinazione collettiva contro l’occupante e il suo collaboratore fascista, segno evidente che quel filo ininterrotto dell’antifascismo non era stato completamente cancellato e sapeva ancora legare e mobilitare uomini e donne che nella rivendicazione di diritti molto concreti guardava a un modo di essere comunità diverso dalla violenza, dall’ideologia che uccide, dal razzismo del fascismo.
Lo sciopero mobilitò dal 1° al 8 marzo soprattutto il triangolo industriale del Nord ovest: la repressione nazifascista, gli arresti e le deportazioni furono inesorabili. Dalla sola Lombardia furono deportati…. e la destinazione per i più fu Mauthausen.
Ridare visibilità a Mauthausen e ai suoi campi satelliti, che non sono più oggi simboli dell’universo concentrazionario, significa riappropriarsi insieme alle nuove generazioni di una storia che rischia di scivolare nei non detti degli stereotipi che oggi usiamo per mettere a memoria i Lager. A partire dagli scioperi del marzo del 1944, l’universo concentrazionario pone in modo esplicito il tema del lavoro che, come diceva Primo Levi, è essenziale per imparare a considerare i Lager come impianti piloti del futuro pensato dal nazifascismo per l’Europa.
Il viaggio nel suo complesso diventa allora l’occasione per affrontare la deportazione dentro la storia del nazifascismo, capendone le ragioni storiche, politiche ed economiche e le implicazioni culturali e sociali. Se l’obiettivo generale è provare a confrontarsi con le tracce materiali lasciate dal passato, per imparare a non semplificare la storia e a coglierne la complessità, senza cedere a facili revisionismi, la proposta é diventare eredi delle storie di alcuni uomini e alcune donne che pagarono la loro partecipazione allo sciopero. Si tratta di una modalità particolare di affrontare i Lager, per non pensarli come luoghi carichi solo degli orrori vissuti dalle vittime, ma come luoghi ricchi di vita, carica di sogni che guardavano a quel futuro che è diventato il nostro presente.
Il KL Mauthausen nel sistema concentrazionario
Il complesso dei campi di concentramento concepito e realizzato dalla Germania nazista a partire dal 1933, nel Reich, costituisce un sistema interconnesso e pervasivo, le cui diramazioni arrivano a stendersi sull’intera Europa negli anni del Secondo conflitto mondiale, sino a contare decine di migliaia di strutture di diverse grandezza e funzione, nella quali sono state esercitate le politiche di violenza proprie del credo nazionalsocialista.
Tra i luoghi della deportazione, il Konzentrationslager (KL) Mauthausen – alla testa di una vastissima rete di sottocampi dipendenti e tra gli ultimi a essere raggiunto e liberato dagli alleati, nella primavera del 1945 – riveste un ruolo particolarmente significativo nella storia dell’evoluzione del sistema concentrazionario (con Mauthausen raggiunge il suo culmine la funzione produttivistica dei campi attraverso lo sfruttamento della forza lavoro resa schiava) e – più direttamente – in quella della deportazione dal nostro paese (più di 6.600 italiani finiscono a Mauthausen e nei suoi sottocampi, quasi il 30% della cifra totale dei deportati politici nei campi nazisti).
Visitare Mauthausen
Il sito dell’ex campo di concentramento di Mauthausen si presenta come un luogo plurimo e complesso in cui coesistono cospicue tracce dell’assetto originario (la permanenza di parte delle strutture del KL), quello memoriale e quella museale. Ciò permette di sviluppare in loco una riflessione storica e storiografica tanto sull’ordine concentrazionario, la sua genesi, la sua evoluzione, le sue funzioni e forme quanto sulle comunità nazionali che lo hanno “abitato” – quella italiana, numericamente tra le principali (senza dimenticare i nostri prigionieri di guerra, internati nel primo conflitto mondiale, dal momento che il campo entra in funzione ben prima dell’avvento del nazismo).
Alle ragioni storiche se ne sommano altre di ordine memoriale. Basterà citare, a tale riguardo, la presenza, nell’area a fianco della struttura principale, delle decine di monumenti dedicati alle vittime dai Paesi da cui erano state deportate, che ben si presta, anche per la sua ampiezza, a osservazioni sulle politiche della memoria su scala europea.
Visitare Hartheim
L’antico castello, trasformato in centro di uccisione in seno al primo programma di assassinio di massa intrapreso dalla Germania nazista, ha avuto la funzione di terminale, a partire dall’estate del 1941, per le eliminazioni dei deportati del KL Mauthausen giudicati inabili al lavoro. La sua visita permette di allargare la riflessione alle politiche di assassinio varate ed attuate dall’autorità nazista e, più in generale, sulla bio-politica e sui crimini contro l’umanità.
PERCORSO FORMATIVO A ottant’anni dagli scioperi del 1944 Un viaggio a Mauthausen, Gusen, …
Laboratori di formazione dei formatori
Incontro gruppo misto: una giornata d’incontro per formare il gruppo misto.
Temi:
- Formazione generale su universo concentrazionario e sugli scioperi del 1944
- Individuazione dei percorsi biografici e degli eventi da rendere oggetto dei percorsi didattici
- Archivi sindacali
Percorso didattico per le scuole
Alta formazione: corso online per docenti, storici e referenti territoriali.
“Lavorare sulla memoria, tra rimozioni e retoriche nazionali.”
Temi trattati:
- Lavoro e deportazione: Relatore Della Valle
- Memoria e narrazione pubbliche: Relatore Pisanty / Traverso
- Lavorare sulle biografie, tra oralità e testimonianze: Sara Zanisi o/e relatore da stabilirsi
- Una memoria rimossa: Il colonialismo italiano (relatore da indicare)
Percorsi didattici a scuola per studenti e docenti.
Gli scioperi del 1944 è il tema con cui quest’anno si affronta il viaggio.
La formazione degli alunni prevede che ciascuna scuola dedichi un pacchetto di ore curricolari ad un progetto di ricerca su biografie ed eventi legati agli scioperi del 1944.
Il percorso consiste in:
- un incontro preliminare con uno storico ISREC e un rappresentante del comitato.
- un incontro sull’universo concentrazionario e il suo contesto.
- un incontro con uno storico per la presentazione dei materiali del percorso biografico e/o evento affidato alla classe
- lavoro autonomo della classe per realizzare un “testo” di restituzione che lasci traccia del viaggio.
- Una visita ad un archivio storico per la ricerca di “Luoghi della Memoria” presenti sul territorio.
In occasione della giornata della memoria (Gennaio 2024) verrà eseguito uno spettacolo teatrale sui temi del progetto che sarà anche un momento di confronto tra generazioni.
Luogo e orario sono invia di definizione.
Restituzione
La restituzione dell’esperienza del viaggio da parte di studenti e docenti avverrà nei rispettivi territori, con incontri pubblici e/o presso gli istituti scolastici in collaborazione con gli storici e gli accompagnatori sindacali del territorio.
Il sito In treno per la memoria fungerà da contenitore per la diffusione pubblica dei “testi”(foto, video, file multimediali…) elaborati dalle scuole.”
Scarica il programma completo
Programma di viaggio Mauthausen 2024
CODICE ETICO DEL TRENO PER LA MEMORIA
Il progetto «In Treno per la Memoria» si esprime nella costruzione di una comunità di esperienze e di proposte formative rivolte agli studenti, ai giovani, ai lavoratori e ai pensionati. Il progetto si svolge nel corso dell’intero anno, nelle scuole e nei territori della Lombardia, ed ha nel viaggio il momento più significativo sul piano della conoscenza e delle emozioni.
Ripercorreremo idealmente il tragico tragitto delle vittime della deportazione, come atto di memoria, trasformando il viaggio in un vero e proprio «laboratorio itinerante» di storie e di memorie a confronto e di scambio intergenerazionale.
Il viaggio organizzato dal Comitato è l’esperienza di lavoro sulla memoria; si tratta di un impegno responsabile di tutti i partecipanti riguardo al suo significato e alla buona realizzazione di questa esperienza comune. I comportamenti devono essere ispirati a questa sensibilità, non è perciò un viaggio turistico.
Il viaggio in treno per la Memoria rappresenta una proposta educativa e formativa rivolta a tante persone di diversa provenienza; lo scopo è quello di costruire una comunità di viaggio che attraverso la condivisione e la socialità dei comportamenti affronti, insieme, proprio sul luogo che ha sperimentato la più terribile discriminazione, il valore dell’accoglienza e del rispetto dell’altro, per vivere un’esperienza che ambisce ad arricchire la coscienza personale ed il futuro comune.
Durante la visita
Le regole generali possono essere così riassunte:
- Mantenere un atteggiamento in linea con il luogo visitato sia nel vestiario che nel comportamento.
- Evitare di fumare, mangiare durante la visita.
- Evitare fotografie di cattivo gusto (in posa e di gruppo) limitandosi ai luoghi e alle cose.
- Tenere un tono di voce basso.
- Rispettare tutte le regole del Museo ed evitare qualsiasi danneggiamento a luoghi e cose.
Vi consigliamo infine di visitare il luogo con calma, silenzio e preghiera (laica e religiosa) lasciando agli stessi luoghi la possibilità di “raccontarvi” l’immane tragedia.
LA SOTTOSCRIZIONE DEL PRESENTE CODICE È CONDIZIONE PREGIUDIZIALE PER LA CONFERMA DELLA PARTECIPAZIONE