“UN VIAGGIO DIVERSO UNA UGUALE MEMORIA”
Memoriali di Mauthausen, Gusen, Museo del Lavoro Coatto, Hartheim
DAL 24 AL 27 MARZO 2023
Premessa
L’impegno del Comitato “In treno per la memoria” di fronte a giovani e comunità
La libertà e la dignità di tutte le persone e la solidarietà tra donne e uomini di diversa provenienza culturale e di differente condizione sociale sono per le Organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL valori fondanti del proprio essere e del proprio agire; per queste ragioni hanno costituito il Comitato “in Treno per la Memoria” deputato a proporre a studenti, docenti, delegati sindacali e lavoratori di interrogarsi e fare ricerca sul sistema concentrazionario novecentesco.
Il sistema concentrazionario fa parte della complessa storia della costruzione dell’identità europea, riguarda tutti noi e ci riguarda ancora oggi. Come sia stato possibile che il male assoluto sia scaturito al centro dell’Europa orgogliosa degli sviluppi della tecnica, della scienza e della razionalità è ancora oggi una domanda ineludibile.
Nel nostro tempo, tuttavia, fare ricerca e didattica della storia sul tema del sistema concentrazionario comporta aver chiari e non eludere i cambiamenti radicali avvenuti negli ultimi decenni sia sul piano geopolitico che nella battaglia delle idee per l’egemonia culturale ed ideologica.
Approssimando alcune fasi periodizzanti, dal 1945 al 1989, la Resistenza europea e i valori della cultura antifascista e antinazista hanno mantenuto centralità, nonostante la guerra fredda, come radice della rifondazione democratica del continente, insieme alla condanna della Germania nazista come unica responsabile dello sterminio.
Dopo il 1989, la Shoah che era il perno della memoria collettiva europea, organizzata sulla centralità delle vittime, ha subito l’emersione/esplosione di memorie divise e conflittuali; si pensi a quelle dei paesi dell’Europa centro orientale, o a quelle di quei gruppi la cui esperienza non si identificava o non coincideva con il senso comune antinazista e antifascista dei vincitori della Seconda guerra mondiale. Soprattutto dagli anni 2000, una sorta di populismo storico nazionalista ha condotto all’equiparazione e a volte al rovesciamento dei ruoli sia delle vittime che delle parti in campo durante la guerra (fascisti e antifascisti, nazisti e antinazisti).
La capillarità e la diffusione sulla rete di siti e social network hanno consentito ad un largo pubblico l’accesso ad una mole di documenti e testimonianze multimediali, inedita o pressoché inaccessibile finora.
A volte questo fenomeno ha prodotto uno scollamento tra la ricerca storiografica, sottoposta al rigore critico disciplinare, e la produzione memoriale, finendo per rendere alla testimonianza un valore in sé, verità a prescindere dal vaglio critico.
Dentro questa faglia si colloca un uso politico della storia che distorce il senso degli eventi, mettendo i medesimi, decontestualizzati e manipolati, al servizio del controllo selettivo della memoria con l’intento di governare il presente.
Il populismo storico nazionalista si propone la contestazione dell’impianto valoriale antifascista emerso dalla Seconda guerra mondiale: in ciò consiste la politica memoriale della destra sovranista in Europa e in Italia.
Bisogna aggiungere che funzione e ruolo delle destre estreme, neofasciste e neonaziste, non si sono più limitati ad un ristretto gruppo di nostalgici, collocati per lo più in aree socialmente elitarie, ma agiscono e si radicano nelle periferie urbane e popolari con il sostegno di gruppi dirigenti dei partiti più vicini al punto di vista nazionalpopulista, che hanno in gran parte sdoganato il fascismo legittimandone storia, teorie, idee, costumi, luoghi comuni.
Come continuare allora con efficacia e credibilità la ricerca sul fenomeno del concentrazionismo? Riflettendo e facendo tesoro dei mutamenti degli scenari e dei soggetti attivi in questo processo, di cui si è cercato di dare limitati cenni. Allargando gli orizzonti e approfondendo l’analisi, attraversando con coraggio territori inesplorati o in ombra.
Il Comitato “In Treno per la Memoria” ha ritenuto utile e necessario progettare un programma pluriennale di ricerca che, passo dopo passo, con un approccio guidato dal rigore dell’analisi storiografica, si concentri su temi rimasti ai margini, o sui quali la battaglia delle idee per la costruzione del senso comune è più accesa.
Un programma di lavoro e un viaggio a Mauthausen
Il programma di lavoro che il Comitato ha strutturato si avvale di risorse intellettuali ingenti e si fonda su un impegno metodologico rigoroso. Esplorare territori di ricerca in buona parte inediti o di complessa natura, richiede la costruzione di strumenti e l’organizzazione di competenze opportunamente pensate.
A tal fine il progetto prevede attività preparatorie di discussione, confronto e formazione per i docenti, condotte da esperti nell’ambito della ricerca storiografica, della gestione e della critica delle fonti (documentarie, iconografiche, orali), dell’uso e della decostruzione di materiali falsi, devianti e mistificatori presenti nella rete dei social network.
Di valore strategico per l’efficacia del progetto, come per le passate esperienze di “in Treno per la Memoria”, sarà la valorizzazione della dimensione territoriale e locale, financo dei caratteri specifici dei curricoli delle singole scuole, nelle attività di formazione, ricerca e studio.
Coerentemente con questi intenti, al servizio delle scuole e dei territori, si è costituito un gruppo per la progettazione e gestione delle attività di studio e ricerca, al servizio di docenti, studenti, adulti a sostegno delle loro attività di approfondimento e ricerca. Si è così stabilita una più stretta e organica collaborazione tra il Comitato organizzatore di In treno per la memoria e la rete lombarda degli Istituti per la storia della resistenza e dell’età contemporanea, unitamente all”Istituto nazionale Ferruccio Parri”.
Mauthasuen-Gusen-Hartheim: le ragioni di un viaggio
Mauthasuen-Gusen-Hartheim: le ragioni di un viaggio
Visitare l’universo concentrazionario attraverso luoghi che oggi non sono più simboli dei Lager per la nostra coscienza collettiva, che non sono più luoghi parlanti da soli, obbliga a confrontarsi sui processi di memoria della nostra comunità, ritrovando le tracce della storia al di là delle forme stereotipate, dentro la complessità dell’esperienza vissuta.
Ripartire da Mauthausen per affrontare il tema della deportazione nei Lager nazisti significa innanzitutto affrontare la deportazione non come simbolo di orrore di fronte al quale ritrarsi sgomenti, ma imparare a pensare ai Lager come agli impianti pilota del futuro pensato dal nazifascismo per l’Europa, per usare le parole di Primo Levi.
Il viaggio diventa allora l’occasione per affrontare la deportazione dentro la storia del nazifascismo, capendone le ragioni storiche, politiche ed economiche e le implicazioni culturali e sociali. L’obiettivo è di imparare a confrontarsi con le tracce materiali lasciate dal passato per imparare a non semplificare la storia, e a coglierne la complessità senza cedere a facili revisionismi, ma consapevoli della differenza tra sapere storico e memoria collettiva. In questa prospettiva il tema del revisionismo è una riflessione che accompagnerà tutto il viaggio.
La visita a Mauthausen e al suo sottocampo di Gusen permette di affrontare, in particolare, alcuni temi al cuore dell’universo concentrazionario e dell’esperienza dei deportati: il lavoro, la produzione bellica, i rapporti tra i diversi lager del sistema concentrazionario, la specificità nazionale della deportazione.
La visita ad Hartheim sarà opportunità per approfondire il tema dell’eugenetica e del delicatissimo rapporto tra nazismo e medicina e medici.
Visitare Mauthausen
Il complesso dei campi di concentramento concepito e realizzato dalla Germania nazista a partire dal 1933, nel Reich, costituisce un sistema interconnesso e pervasivo, le cui diramazioni arrivano a stendersi sull’intera Europa negli anni del Secondo conflitto mondiale, sino a contare decine di migliaia di strutture di diverse grandezza e funzione, nella quali sono state esercitate le politiche di violenza proprie del credo nazionalsocialista.
Tra i luoghi della deportazione, il Konzentrationslager (KL) Mauthausen – alla testa di una vastissima rete di sottocampi dipendenti e tra gli ultimi a essere raggiunto e liberato dagli alleati, nella primavera del 1945 – riveste un ruolo particolarmente significativo nella storia dell’evoluzione del sistema concentrazionario (con Mauthausen raggiunge il suo culmine la funzione produttivistica dei campi attraverso lo sfruttamento della forza lavoro resa schiava) e – più direttamente – in quella della deportazione dal nostro paese (più di 6.600 italiani finiscono a Mauthausen e nei suoi sottocampi, quasi il 30% della cifra totale dei deportati politici nei campi nazisti).
Il sito dell’ex campo di concentramento di Mauthausen si presenta come un luogo plurimo e complesso in cui coesistono cospicue tracce dell’assetto originario (la permanenza di parte delle strutture del KL), quello memoriale e quella museale. Ciò permette di sviluppare in loco una riflessione storica e storiografica tanto sull’ordine concentrazionario, la sua genesi, la sua evoluzione, le sue funzioni e forme quanto sulle comunità nazionali che lo hanno “abitato” – quella italiana, numericamente tra le principali (senza dimenticare i nostri prigionieri di guerra, internati nel primo conflitto mondiale, dal momento che il campo entra in funzione ben prima dell’avvento del nazismo).
Alle ragioni storiche se ne sommano altre di ordine memoriale. Basterà citare, a tale riguardo, la presenza, nell’area a fianco della struttura principale, delle decine di monumenti dedicati alle vittime dai Paesi da cui erano state deportate, che ben si presta, anche per la sua ampiezza, a osservazioni sulle politiche della memoria su scala europea.
Visitare Hartheim
L’antico castello, trasformato in centro di uccisione in seno al primo programma di assassinio di massa intrapreso dalla Germania nazista, ha avuto la funzione di terminale, a partire dall’estate del 1941, per le eliminazioni dei deportati del KL Mauthausen giudicati inabili al lavoro. La sua visita permette di allargare la riflessione alle politiche di assassinio varate ed attuate dall’autorità nazista e, più in generale, sulla bio-politica e sui crimini contro l’umanità.
Il progetto formativo: tra percorsi di riflessione, ricerca, memoria attiva
In preparazione del viaggio
Tra settembre e ottobre sarà organizzato un percorso di approfondimento di alta formazione con storici e storiche di primo piano nella ricerca contemporanea sui temi oggetto del viaggio. Il percorso si strutturerà in 4 lezioni da seguire on-line per raggiungere tutti i territori della Lombardia dedicate ad insegnanti e sindacalisti.
Da novembre le scuole coinvolte, insegnanti e studenti troveranno negli istituti afferenti alla rete dell’”Istituto nazionale Ferruccio Parri” e presenti in ogni provincia, un’interlocuzione per progettare il percorso didattico da realizzare con le classi o i gruppi di classi coinvolti, in modo da tradurre nella pratica didattica e nella ricerca sul campo le suggestioni proposte dal corso di alta formazione.
In viaggio
la formazione continua con la presenza in ogni bus del responsabile degli Istituti che hanno seguito il percorso didattico, quella di un sindacalista e con l’incontro di storici esperti della storia dei campi che saranno visitati. Inoltre, su ogni bus sarà presente una cassetta degli attrezzi che permetterà approfondimenti individuali e collettivi per fare del momento del viaggio l’occasione per creare la comunità di viaggio e aprire questioni e riflessioni.
Al ritorno dal viaggio
I materiali (video, fotografie, testi di riflessione e narrazione) prodotti dai partecipanti saranno oggetto di un convegno finale di restituzione a ciascuno dell’esperienza vissuta.
Scarica il programma completo
Programma di viaggio Mauthausen 2023
Il Codice Etico
Il progetto «In Treno per la Memoria» si esprime nella costruzione di una comunità di esperienze e di proposte formative rivolte agli studenti, ai giovani, ai lavoratori e ai pensionati. Il progetto si svolge nel corso dell’intero anno, nelle scuole e nei territori della Lombardia, ed ha nel viaggio il momento più significativo sul piano della conoscenza e delle emozioni.
Ripercorreremo idealmente il tragico tragitto delle vittime della deportazione, come atto di memoria, trasformando il viaggio in un vero e proprio «laboratorio itinerante» di storie e di memorie a confronto e di scambio intergenerazionale.
Il viaggio organizzato dal Comitato è l’esperienza di lavoro sulla memoria; si tratta di un impegno responsabile di tutti i partecipanti riguardo al suo significato e alla buona realizzazione di questa esperienza comune. I comportamenti devono essere ispirati a questa sensibilità, non è perciò un viaggio turistico.
Il viaggio in treno per la Memoria rappresenta una proposta educativa e formativa rivolta a tante persone di diversa provenienza; lo scopo è quello di costruire una comunità di viaggio che attraverso la condivisione e la socialità dei comportamenti affronti, insieme, proprio sul luogo che ha sperimentato la più terribile discriminazione, il valore dell’accoglienza e del rispetto dell’altro, per vivere un’esperienza che ambisce ad arricchire la coscienza personale ed il futuro comune.
Durante la visita
Le regole generali possono essere così riassunte:
• Mantenere un atteggiamento in linea con il luogo visitato sia nel vestiario che nel comportamento.
• Evitare di fumare, mangiare durante la visita.
• Evitare fotografie di cattivo gusto (in posa e di gruppo) limitandosi ai luoghi e alle cose.
• Tenere un tono di voce basso.
• Rispettare tutte le regole del Museo ed evitare qualsiasi danneggiamento a luoghi e cose.
Vi consigliamo infine di visitare il luogo con calma, silenzio e preghiera (laica e religiosa) lasciando agli stessi luoghi la possibilità di “raccontarvi” l’immane tragedia.
LA SOTTOSCRIZIONE DEL PRESENTE CODICE È CONDIZIONE PREGIUDIZIALE PER LA CONFERMA DELLA PARTECIPAZIONE